I primi passi

Insieme.

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    Drago Millenario

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    Tipo di ruolata: seria. Sonica.XD
    Argomento: un incantevole passeggiata ai piedi di una montagna innevata. Un piccolo parapendio, da cui si ha una bella vista di una valle coperta interamente dalle foreste di conifere. In quello spiazzo di erba è possibile avvistare molti animali, anche i più strani, che a volte si avventurano al di fuori del l'oscurità e segretezza della foresta.
    Numero massimo di giocatori: vorrei dire "infiniti" ma siccome la role non si deve bloccare più di tanto, la limitò a 5.
    Pericolo di morte: Dipende da come vi comportate nella storia... Ma normalmente è piuttosto tranquillo.
    Altro: Questa role la creo sia per chi vuole ingannare il tempo sia per chi ha bisogno di provare dei personaggi prima di pubblicarlo come schede o altro, così ci si può dare un anteprima di come muoverlo nel GDR e se sia fattibile.
    I limiti sono semplici. Niente personaggi over-power. È cercate di attenervi agli elementi del GDR, anche se non è obbligatorio. È possibile portarsi dietro oggetti magici, anche particolarmente potenti. Ad un prezzo però. Dovete spiegare la storia di quello strumento relazionata al pg. (Come, dove, quando la trovata e che poteri ha...)
    ora vo a mangiar. Se Shiny vedi qualcosa che non ti aggrada modifica pure se serve. Io aggiungo il mio personaggio dopo. O in questo o in un prossimo messaggio. Intanto a voi.


    Edited by Gatto di Neutroni - 24/11/2014, 22:15
     
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  2. Midnight Dragon
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    Scheda veloce ed essenziale:
    Nome: Sylverion
    Specie: Drago
    Affinità elementale: Ghiaccio
    Età: 21 anni umani
    Provenienza: Aeterna - con la sua partenza ne ha perso ogni ricordo
    Luogo di nascita: sconosciuto, ma al di fuori del regno, probabilmente un posto gelido
    Famiglia: Valyrion, drago - 21 anni - fuoco - particolarmente legato al proprio fratello

    Descrizione fisica: Drago: in sintesi, drago del ghiaccio, occhi a pupilla verticale, violetti, scaglie tra l'azzurro ghiaccio e il blu notte, orlate ai bordi di bianco, corna e spina dorsale che ricorda leggermente piccole stalagmiti-schegge di ghiaccio. Dimensioni: medio-piccole, approssimativamente alto (terreno-spalla) poco più di due metri, lunghezza testa-punta della coda: 12 metri circa (spero di aver preso proporzioni adeguate, in ogni caso fa testo l'altezza), apertura alare: 10 metri. Piccolo zaffiro scintillante incastonato sulla fronte.
    Umano: l'aspetto è quello di un ragazzo di età compresa tra i 18 e i 19 anni umani, bell'aspetto, i tratti del viso hanno un qualcosa di aguzzo che rimanda alla sua natura draconica di predatore, occhi dalle iridi più grandi del dovuto e di un violetto discreto, pupille tonde che tendono ad assottigliarsi in siturazioni di forte emotività, capelli bianco neve leggermente arruffati, carnagione chiara. Ha un olfatto molto sviluppato. Le unghie sono più che altro artigli semiretrattili e due grosse cicatrici gli solcano la schiena dove dovrebbero trovarsi le ali. Sulla fronte resta lo zaffiro, ma dal punto in cui è fuso con la carne si diramano sottili fili d'argento, pelle di colore metallico che forma un disegno geometrico sulla sua fronte che ricorda vagamente un fiocco di neve o un cristallo di ghiaccio, così come simili intrecci gli corrono sulle braccia e sulle cicatrici della schiena.

    Poteri: non importante, a meno che dorim non ci faccia combattere. Direi qualcosa di legato al ghiaccio e al controllo del ghiaccio.
    Inventario: i propri abiti, un diadema che porta incastonato sulla fronte -> (poteri: può capire ed esprimersi in ogni linguaggio purché si trovi a parlare direttamente con l'interlocutore e assumere sembianze umane - nessun bonus aggiuntivo se non le conseguenze dovute al cambio di aspetto, ovviamente XD), una moneta che rappresenta su una faccia una clessidra e sull'altra una rosa dei venti - fratturata da una lunga e fine crepa, un cristallo di ghiaccio luminoso, che contiene una fiamma al suo interno, per qualche motivo congelata al suo interno, ma capace ancora di bruciare e dare luce.

    Background: Non ricorda niente di cosa sia successo negli ultimi tempi. Un attimo prima (o un'eternità? non si può dire) era entrato in una grotta, seguendo per qualche motivo un anziano vestito in modo piuttosto esotico, che pareva non aver alcun timore per la creatura che lo seguiva, l'attimo successivo si trovava circondato da neve, in un bosco di pini. Eithra Aien Eoloein, recita il conio di una moneta d'oro fratturata che si ritrova tra le mani, ma non riesce a ricordare né il perché di colpo sia cambiato tutto, né perché abbia la moneta, né perché abbia delle mani (da quando la sua pelle era così bianca? pelle?). Una sola cosa gli torna in mente, accarezzando il contenuto della propria tasca, un cristallo di ghiaccio eterno in cui una piccola fiamma bruciava: dov'è Valyrion?
     
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    Nome: Jelani (testa destra) & Faraji (testa sinistra)
    Razza: Drago a due teste
    Età: 20 fisici, 30 mentali
    Aspetto fisico: Il suo corpo è allungato e longilineo, vagamente serpentiforme, con una muscolatura sviluppata ma non esageratamente. Il petto è ampio e profondo. Le zampe non sono troppo lunghe e hanno tutte cinque dita munite di forti artigli neri. La coda è piuttosto lunga e termina con un grosso spuntone osseo, sempre nero, affilato come un pugnale. Le ali sono ampie e riescono a sorreggerlo bene in volo, anche se per poco tempo per colpa dei suoi polmoni e cuore sempre sotto pressione per via delle due teste. I due colli sono lunghi e affusolati, come i musi che sorreggono. Le teste sono pressoché identiche ed entrambe presentano un occhio cieco, bruciature ed un corno rotto nella parte dei musi che da "verso l'interno", frutto di una battaglia contro un'altro drago di fuoco. I due occhi ancora buoni sono di un limpido turchese, vagamente iridescenti a seconda della luce, mentre quelli ormai ciechi sono di un bianco lattiginoso. Le due corna ancora sane sono lunghe, di colore nero ossidiana, che disegnano una morbida curva all'indietro.
    Le scaglie sono per lo più di piccole dimensioni, non particolarmente resistenti, colorate prevalentemente di rosso. Ha anche alcune striature gialle e nere sul muso e sul corpo.
    Dalle teste fino alla punta della coda una lunga fila di spuntoni ossei neri corre lungo tutto il dorso.
    Indossa diversi gioielli, in particolare degli anelli d'oro alle corna ancora sane, due collari impreziositi da pietre preziose (un rubino per Faraji ed uno zaffiro per Jelani) e catene d'oro, bracciali ed anelli a dita e coda.
    Carattere: E' un drago terribilmente "vecchio stile". Dorme su un cumulo d'oro e gioielli che cerca di accrescere sempre di più saccheggiando villaggi ed attaccando mercanti. Ama qualsiasi cosa luccichi o sia sgargiante e qualsiasi cosa attiri la sua attenzione deve diventare sua. E' un drago orgoglioso e vanitoso, che tende ad agghindarsi di gioielli più del necessario. E' comunque un drago sveglio, dalle menti veloci e con una gran sete di sapere. Non gli dispiace intrattenere conversazioni di vario genere anche con chi ha appena incontrato, ma rimane comunque un drago temile poiché non si riesce mai a capire del tutto cosa passi nelle sue menti.
    Le due teste, seppur dotate di menti completamente autonome, sono particolarmente legate. Spesso si confortano l'un con l'altro ed ogni decisione viene presa consultandosi.
    Storia: Da piccolo è stato emarginato dalla comunità di draghi in cui era nato poiché era, a detta dei draghi, "un orrendo scherzo della natura". Secondo i draghi più anziani non sarebbe dovuto riuscire a sopravvivere per più di qualche anno ma, inspiegabilmente, riuscì a farcela ed a diventare adulto. A quel punto decise di lasciare la comunità per vivere completamente da solo. Riuscì a scavarsi una bella tana in una montagna e a riempirla pian piano di tesori di cui è geloso.
    Altro:
    Elemento: Fuoco
    Sesso: Maschio
    Dimensioni: -Altezza: 5 metri -Lunghezza: 20 metri -Apertura alare: 27 metri e mezzo
    Immagine (molto a caso tanto per dare un'idea, alla fine ci assomiglia solo fino ad un certo punto): Link!

    Fatto molto a random tanto per muoverlo, poi domani con la mente un po' più lucida penserò meglio ai dettagli del suo aspetto fisico, caratteriale e storia (soprattutto nel caso diventi poi un pg anche fuori dal Libero).


     
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    Ok. Vediamo di essere bravi geniali e malefici contemporaneamente.
    Nome: non ha un nome (si fa chiamare drago o così è come lo chiamano tutti quelli che lo vedono)
    Sesso: Maschio (le mutazioni del suo corpo comprendono solo l'aspetto visibile. Gli organi riproduttivi rimangono invariati e ben nascosti).
    Razza: (e qui viene il dubbio) È un ibrido fra un drago occidentale e un Kitsune.
    Elemento: veleno
    Età: 43 anni umani
    Aspetto: È alto non più di 40 cm e lungo appena 1metro, 1,5 contando la coda. Ha una pelliccia color nero pece, che riveste interamente il corpo. Al posto di una cresta ossea ha una criniera rosso sangue che percorre tutta la spina dorsale, terminando con un ciuffo alla coda e altrettanti sulla testa. Il ventre è leggermente più chiaro rispetto al resto del corpo ed ha il pelo più folto. Le ali seguono lo stesso colore del corpo da drago, ma sono piumate come quelle degli uccelli. Ha un'apertura alare di 2m.
    Il muso può assomiglia molto sia a un drago per gli occhi a pupilla verticale (quello destro è rosso mentre quello sinistro giallo ocra) e un paio di corna color avorio, sia che a un canide, per il pelo.
    È molto robusto e muscoloso nonostante le sue dimensioni che lo fanno attribuire più ad un cucciolo.
    È molto molto molto agile.
    Giusto per dare un idea della forma. Vista verticale, parte anteriore, lato destro.

    Carattere: Se lo si conosce fino in fondo ci si può aspettare tanti bei pregi, ma lui non tende a fare profonda conoscenza. Spesso instaura falsi rapporti se la posta in gioco è alta e deve scottare molto per vederlo mettersi in azione.
    Nonostante questo suo difetto di bramare il potere superiore a qualunque creatura, il drago si fa sottomettere da chiunque ne possa trovare un beneficio. Si spinge ha fare qualsiasi cosa, anche lavorare gratis tutto il giorno pur di instaurare un rapporto di fiducia. Rapporto che andrà subito in fumo.
    È molto astuto e per esperienza, sa benissimo quali sono i polli da spennare.
    Se gli si chiede il perché lui risponde così: Io mi sono donato a te per giorni interi, servendoti di qualunque beneficio sia nella mia volontà. È arrivato il momento di ricambiare.
    Storia: (in breve) nato tra l'amore e l'inganno, il draghetto venne al mondo grazie ad un incantesimo. I due amanti: un umana e un drago occidentale, avevano deciso di avere un figlio. Così, presero un uovo vuoto e lo riempirono con i loro spiriti.
    Quando la creatura nacque, il padre ne fu scosso dalla profonda diversità che avevano.
    Solo pochi anni dopo, venne a scoprire la vera natura dell'umana. Una kitsune.
    Preoccupato per il figlio, lo analizzo attentamente, ma non trovo alcuna anomalia fisica pericolosa. Capi però che suo figlio non sarebbe mai diventato ciò che sperava e rimase piccolo fin dalla nascita.
    Aveva anche un altro curioso difetto. Soffriva di una sorta di vampirismo. Adorava dissanguare le prede prosciugandole e poi... Se non era sazio, le divorava.
    Ogni volta che lo faceva però, cambiava leggermente aspetto, diventando simile alla preda che aveva ucciso.
    La cosa era temporanea, ma dopo un paio di anni capì che quella sarebbe stata la sua ragione di vita. Avanti con gli anni perfezionò la sua tecnica, riuscendo a cambiare completamente forma per una buona durata.
    Poteri: i suoi poteri si basano quasi in tutto dalla sua bocca. Può soffiare un gas tiepido che se respirato, a poco a poco inibisce i sensi fino a far cadere la o le vittime nel sonno dopo una decina di minuti. Ha un colore scuro, simile a fumo, ma scompare poco a poco mescolandosi con l'aria. Il drago può anche mescolare quella sostanza con la sua saliva e depositarla sui peli fingendo di pulirsi. Questa evapora molto più lentamente, e rende anche la pelliccia ignifuga per tutta la sua permanenza: il risultato è sempre lo stesso, solo più lento e deve essere ben vicino al bersaglio (tipo dormirci accanto). Ma anche la sua saliva non è da meno, danneggia molto i tessuti più duri rendendoli morbidi o fragili (a differenza di che materiale si tratta) e però ha effetti rimarginanti abbastanza efficaci. Dalla sua bocca, spuntano dei grossi canini, molto affilati. Ma il pericolo sta in quello che nascondono. Subito dietro, infatti, c'è un secondo paio di canini più fini e che ripiegano sul palato con la bocca chiusa. Quest'ultimi contengono un portentoso veleno. Questo veleno è in grado di bloccare tutti i muscoli degli arti e del collo, rallentando tutti gli altri, escluso il cuore, lasciando la vittima in uno stato di coscienza ma impotenza. Più ne inietta più dura l'effetto. Assieme a questo veleno, inietta anche dell'adrenalina, causando l'aumento del battito cardiaco. Può essere problematico, perché in un combattimento avvantaggerebbe l'avversario (non sempre però), ma solo per una decina di minuti, visto che accelerando il battito l'assorbimento del veleno è più veloce. Il suo colpo finale consiste nel morso del vampiro, in cui approfitta della debolezza del l'avversario. Appena il veleno viene assorbito completamente, e la vittima non può reagire, inizia a dissanguarla. Man mano che ne prende su il sangue, ne prende anche la forma, divenendo esattamente identico a quella creatura. Ad esclusione di una cicatrice a forma di artiglio sul petto che lo lascia sguarnito di scaglie o corazze. Un buon punto per colpire.

    Edited by Gatto di Neutroni - 25/11/2014, 21:48
     
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    Era pressoché mezzogiorno inoltrato e il sole battente illuminava la cima della montagna e tutto ciò che la circondava.
    Ai piedi della montagna, su uno spiazzo erboso, riposava una piccola creatura.
    Aveva oziato tutta la mattina, godendosi il tepore del sole e continuava a dormire tranquillamente, alzando le orecchie ogni tanto, per sentire se c'erano pericoli.
    Non sarebbe rimasto lì ancora a lungo, però. La morsa della fame cominciava a farsi sentire e presto avrebbe dovuto alzarsi per andare a caccia.
    Un po' breve lo so. Ditemi almeno se è accettabile.
     
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  6. Midnight Dragon
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    Erba.

    La prima che i suoi sensi captarono: l'odore dell'erba fresca e del vento di montagna. Fu come svegliarsi dolcemente dopo un lungo sonno, di quelli di cui non riesci proprio a ricordare cosa tu abbia sognato. Occhi chiusi, ancora troppo stanco per muoversi, Sylverion rimase prono sull'erba, il volto accarezzato dagli steli là in quel punto in cui, qualche istante prima, era sbucato apparente dal nulla, cadendo di faccia sulla terra fredda. Forse quello poteva averlo svegliato, sì, ma a dire il vero non sapeva dire neanche se avesse dormito davvero. L'unica cosa che contava era un costante vuoto, un buco nero che aleggiava nella sua testa, qualcosa di tremendamente importante che mancava. Come, per esempio, l'ultimo momento prima di addormentarsi: gli sfuggiva dalla testa, ed ogni suo tentativo era vano tanto quanto afferrare l'aria a mani nude, evanescente come un fil di fumo. Scelse di crogiolarsi nel profumo dell'erba, mentre con una lentezza esasperante acquisiva consapevolezza del proprio corpo.

    Il suo corpo aveva un che di atletico, la pelle chiara e forse un po' pallida, coperta a malapena, malgrado l'aria un po' fredda e frizzante, da una leggera tunica di lino bianco, appena appena sporca d'erba e terra là dove aveva toccato il suolo. Le corte maniche gli accarezzavano le braccia, sulle quali lunghi rivoli d'argento correvano, come se un piccolo intarsio metallico fosse innestato direttamente sulla sua pelle, con un elegante e fine incrogio di qualcosa che ricordava i cristalli del ghiaccio o i fiocchi di neve. Splendenti sotto la luce del sole, sembrava quasi pulsassero come piccole vene. Un'altro intarsio simile gli decorava la schiena, visibile appena attraverso il lino sottile, correndo lungo le due lunghe cicatrici che dalle scapole correvano fino alle natiche e risalendo fino al collo per gettarsi a nascondersi sotto i capelli bianco neve, terribilmente spettinati, appena scossi da un alito di vento.

    Dopo quella che gli sembrò un'eternità, riuscì finalmente ad aprire gli occhi. Fu forse senza sorpresa - tutto gli sembrava così strano, così fumoso, così come se fosse uscito da un sogno - che essi non riconobbero dove si trovava? Gli faceva male la testa, c'era troppa luce ma, consapevole che tanto alla fine si sarebbe dovuto svegliare, riuscì a trovare le forze per rimettersi sù, seduto in modo un po' scomposto, reggendosi la testa con una mano, l'altra saldamente appoggiata a terra. Dopo qualche secondo fu in grado di mettere meglio a fuoco, distinguendo la montagna - non l'aveva mai vista - e osservando, mezzo assonnato, la radura in cui si era svegliato. Il tiepido calore del sole di mezzogiorno lo riportò ai sensi, e solo quando si fu svegliato del tutto si permise di alzarsi in piedi e muovere, incespicando, due passi.

    Solo in quel momento di rese conto di aver sempre tenuto chiusa la mano destra attorno a qualcosa di solido e un po' freddo. Una moneta. La guardò, curioso, senza chiedersi nemmeno perché sapesse cosa fosse una moneta, anche se non riconosceva quei due strani oggetti che vi erano coniati. Un piccolo filare di lettere correva lungo il bordo, glifi in una qualche lingua sconosciuta che probabilmente apparteneva a chiunque l'avesse coiniata. "Eithra Aien Eoloein" lesse ad alta voce, stupendosi di saperlo fare. Quando aveva imparato a leggere? Le parole gli corsero alla mente senza che potesse fare niente per impedirlo: "Il Tempo è Libertà". Queste parole erano iscritte sulla moneta, solcata al centro da una lunga crepa.
     
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    Una brezza fresca soffiava sulla cima delle montagna. Arrivava da est e portava l'odore degli uomini e del loro bestiame.
    Il muso di Jelani si levò verso il cielo limpido, annusando deliziato quell'odore. Dove c'erano umani c'era anche l'oro che usavano tra loro per comprare bestie od oggetti di dubbio valore. Lui non riusciva a capire il senso di separarsi dal proprio oro per una brocca in cui mettere l'acqua, o la pelliccia di un animale, o bestiame ma era pur sempre vero che lui era un drago e ragionava da drago. Lui non si sarebbe mai separato dal suo oro, se aveva sete andava al fiume da bere, se aveva freddo si scaldava col suo fuoco, se aveva fame si prendeva ciò di cui aveva bisogno dalla natura.
    Faraji gli tirò un colpetto con il muso, riscuotendolo dalle sue considerazioni. I due si scambiarono un'occhiata d'intesa e il loro corpo comune spiccò il volo dalla cresta rocciosa su cui si erano appollaiati.
    Le loro grandi ed ampie ali sbattevano con forza, sostenendo il peso del drago. Faraji fece inclinare la sua ala, facendo entrare il corpo in una corrente d'aria che permettesse al drago di sorvolare la valle senza troppi sforzi.
    Purtroppo il loro tempo in volo era limitato per via dello sforzo che dovevano sostenere cuore e polmoni, già affaticati per colpa del lavoro che dovevano fare per mantenere vive ed attive le due teste.
    Qualcosa però attirò l'attenzione di Jelani, che manovrò la sua ala in modo da compiere larghi cerchi sopra la radura in modo che anche l'altra testa avesse il tempo di notarla.
    C'era un giovane umano laggiù. Non era una cosa che si vedeva tutti i giorni, un umano tutto solo in quella radura alle porte della foresta abitata dalle creature più bizzarre, alcune anche pericolose. Di solito fin lì si avventuravano solo cacciatori a gruppi di minimo tre individui perfettamente armati e preparati, non ragazzi da soli e apparentemente disarmati.
    Dopo una seconda occhiata tra le due teste le ali si inclinarono in modo da far disegnare al corpo una leggera curva verso il basso ed iniziare una larga spirale verso il basso.
    In pochi minuti era già in fase di atterraggio, allungando le zampe posteriori e sbattendo con forza le ali per regolare la velocità ed atterrare con grazia. S'impegnò, ovviamente, all'apparire agli occhi del ragazzo come una creatura il più possibile aggraziata nei movimenti, forte e di bell'aspetto. Aveva perfino scelto il punto per atterrare basandosi solamente su come la luce avrebbe colpito i suoi gioielli d'oro per assicurarsi l'impatto visivo migliore possibile.
    Solo che quando toccarono terra anche le zampe anteriori l'immagine che voleva dare era minata dal suo respiro pesante.
    << Bene, Jelani, cosa abbiamo qui? >> sbuffò la testa a sinistra, cercando di dissimulare il fiato corto.
    << Pare...un ragazzo, anche se un po' strano. Con i capelli bianchi fin'ora ho visto solo dei vecchi. >> gli rispose la destra.
    Si avvicinarono all'umano con passi lenti, sia per non spaventarlo inutilmente sia per riprendere fiato.
    << Anche la pelle è parecchio strana. >> constatò Faraji, che aveva allungato il suo collo per esaminare lo sconosciuto più nel dettaglio.
     
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    Cèèè Miiiid! Si che bello XD ciao Mid… (?)
    ma se creo due PG veloci veloci e li gestisco come uno è un problema? se lo è cambio tutto:
    schede tendenzialmente random:
    Aihur:
    nome: Aihur
    razza: drago
    elemento: nessuno
    età: 23 anni (fisici e mentali ma ha già finito di crescere da tempo...in entrambi)
    famiglia: Leinur (fratello)
    aspetto: è un drago piuttosto gracile rispetto agli altri individui della sua specie ed età, infatti presenta zampe sottili e affusolate, un'ossatura robusta ma non eccessivamente e un paio di ali di colore azzurro chiaro che al massimo della loro apertura raggiungono a malapena i 5 metri. l'intero corpo è ricoperto di scaglie cielesti e azzurre, più chiare sul ventre e più scure sul dorso. una fila di punte ossee di colore nero gli attraversa l'intera spina dorsale fino alla punta della coda e due corna dello stesso colore spuntano dal cranio. i suoi artigli sono sottili e affilati ma non eccezionalmente robusti e lo stesso vale per l'aculeo all'estremità della coda.
    (Altezza: 2 metri, Lunghezza:
    5 metri)
    carattere: è molto socievole e giocherellone, adora scherzare con suo fratello ogni momento e non gli da tregua un minuto. si diverte a farlo impazzire, nonostante anche Leinur sia felice di assecondarlo. con gli estranei non è per niente diffidente e piuttosto di far impazzire anche loro è disposto a tutto.
    Poteri: non possiede nessun’affinità elementale, però è in grado di determinare anche a distanza l’energia degli altri, riuscendo a capire a quale elemento appartenga. Questo lo mette in guardia da possibili eventuali minacce, anche se spesso non se ne cura e si comporta in modo sconsiderato.

    Leinur
    Nome: Leinur
    Razza: drago
    Elemento: acqua
    Età: 25 (come suo fratello ha già concluso la crescita mentalmente e fisicamente)
    Famiglia: Ahiur (fratello… ma dai?)
    Aspetto: brutto e puzzolente! Come lo definisce Aihur. è molto più massiccio e robusto del fratello, è molto più portato per il combattimento e sia grazie alla sua forza fisica che al suo elemento è un guerriero formidabile. Le sue scaglie sono nere e stranamente soffici; è in grado di indurirne la consistenza a suo piacimento fino ad un certo livello. Questo comporta una buona dose di concentrazione ma in una battaglia di alta intensità è necessario farne uso per non rischiare di essere ferito gravemente. Le sue ali sono grandi e possenti, arrivando fino a quasi 12 metri di apertura alare. Sulla testa presenta quattro corna ricurve e due piume bianche sulla zona posteriore del cranio, tra le aguzze cuspidi color alabasto che gli percorrono il dorso. In oltre ha una muscolatura sviluppata e allenata, un’arma micidiale negli scontri corpo a corpo soprattutto se unita ai suoi artigli affilati e al suo morso incontrastabile.
    (Altezza: 4 metri, Lunghezza: 9 metri)
    Carattere: giocoso come il fratello minore, sempre allegro e confusionario ma un pizzico meno impulsivo. Non si comporta spontaneamente con tutti, spesso si affida all’inaffidabile giudizio di Aihur e alla sua capacità di intuire l’energia altrui. L’unica sostanziale differenza da Aihur a livello caratteriale, è quella di saper riconoscere il pericolo quando lo incontra e preferisce starne alla larga.
    Poteri: semplicemente tecniche legate all’acqua di media potenza.

    prima che partecipi ditemi se cè qualcosa che non va


    Edited by Aesingr - 29/11/2014, 00:20
     
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    La piccola creatura se ne stava tranquillamente distesa sotto il sole. Rimanendo in stato semi cosciente, sogna ciò che gli sarebbe potuto passare sotto i denti di lì a poco: un paio scoiattoli? Un leprotto? Una volpe? Ad ogni pensiero rispondeva il suo stomaco, a cuoi sarebbe andato bene qualunque cosa.
    Gorgogliando con la gola, si mise in piedi, dandosi una lunga stiracchiata alla schiena, poi le zampe anteriori e infine le posteriori. Seguì subito un grande sbadiglio snudando le candide zanne. "con la fame che ho potrei mangiarmi un grifone".pensó guardandosi intorno "no,troppe penne,ci metterei una vita prima di raggiungere la carne".sembrava tranquillo,finché un'ombra passó sopra di lui.istintivamente si accució,il battito accelleró in un attimo.i muscoli si tesero,pronti ad entrare in azione in una corsa disperata se necessario.di sicuro non era l'unico animale affamato a quell'ora,e non ci teneva a far da pranzo.non riusciva a vedere di cosa si trattava,la luce del sole era troppo forte. Ne intuí un pó la forma osservando l'ombra che scorreva veloce sul terreno. Appena la creatura fú a debita distanza. Inizió a perdere quota, fino ad atterrare ad un centinaio di metri di distanza.risollevandosi da terra,poté osservare vivo uno stupefacente esemplare di drago a due teste. Non poté nascondere la sua curiositá agitando furiosamente la coda. Si fece avanti trottando,avvicinandosi per osservare meglio.notó che parlava con qualcuno,qualcuno che non aveva ancora notato e c'era da chiedersi solo il perché,visto che stonava eccessivamente con il verde prato.quando fù a soli venti metri dalla creatura, si accucciò dietro un ciuffo D'erba piú alta. Da lí riusciva ad osservare le creature senza essere particolarmente notato...
     
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  10. Midnight Dragon
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    Per qualche motivo, Sylverion non riusciva a togliersi di testa quella moneta: c'era qualcosa di dannatamente importante in essa che sentiva di dover ricordare, anche se la sua scintillante superficie e i fini simboli sulle due facce non gli tornavameno proprio. "Il Tempo è Libertà", recitava la moneta, anche non era certo di aver mai sentito pronunciare una frase simile in vita sua. Avrebbe potuto contemplarla per ore, con quei suoi occhi violetti curiosi e vispi fissi sul piccolo mistero che reggeva in mano, passando le dita sulla crepa che, era certo, non era meno importante di tutto il resto. Ma non lo fece: qualcos'altro lo distolse dalla moneta. Il vento soffiò ancora da est, accarezzandogli il volto, portando con sè questa volta qualcosa di nuovo, anche se terribilmente familiare, un odore con un timbro che non poteva aver dimenticato, si disse tra sé e sé. Sì guardò subito intorno, ma a est non riusciva a vedere altro che erba. Guardò meglio e quando una nuova folata, carica di quel nuovo odore, lo investì nuovamente, capì che stava guardando nel posto sbagliato e alzò gli occhi, appena socchiudendoli per schermarli dalla luce del sole.
    Vide un'ombra, alta nel cielo e imponente, massiccia, un'enorme creatura alata intenta a sorvolare in larghi cerchi la radura. Sebbene non riconoscesse quel luogo, Sylverion non ebbe bisogno di guardarla per capire che di trattava di un drago: quell'odore particolare, che il suo naso aveva percepito, gli era balzato subito in cima a tutti i pensieri, e dimentico della moneta osservava la creatura atterrare, guardandola con lo sguardo fisso e un vuoto di chi sta compiendo uno sforzo per ricordare qualcosa di importante.

    Il drago era una creatura che aveva un che di maestoso: torreggiava su qualsiasi altra cosa a portata d'occhio e il poderoso battere delle sue enormi ali ora era così forte da attutire qualsiasi altro suono, intento ad atterrare con una punta di grazia al suolo. Il tintinnare metallico di ricchi gioielli accompagnò il suo atterraggio, venato dal fatto che - la primissima impressione che Sylverion ebbe - i troppi gioielli stonavano terribilmente con tutto il resto. Di un rosso intenso e scintillante come fuoco sotto la luce del sole, con un corpo massiccio sorretto da zampe artigliate, si rese subito conto di non aver mai visto un drago simile in vita sua, e qualcosa nella sua testa gli diceva che doveva averne visti parecchi. Forse per uno scherzo della natura o forse - chissà - era una specie rara ed esotica, laddove ci si poteva aspettare di vedere il muso della creatura, si ergevano invece due lunghi colli e due musi che lo osservavano con più occhi di quanto fosse propriamente a suo agio. Anche se, ad un'occhiata più accurata, entrambe le teste dovevano avere un'occhio cieco.

    << Bene, Jelani, cosa abbiamo qui? >> fece la testa di sinistra, con uno sbuffo.
    << Pare...un ragazzo, anche se un po' strano. Con i capelli bianchi fin'ora ho visto solo dei vecchi. >> le fece eco la destra, senza evidentemente curarsi del fatto che lui poteva ascoltare.
    << Anche la pelle è parecchio strana. >>

    In tutto questo tempo, Sylverion non si era mosso di un millimetro, limitandosi a seguire la creatura appena con gli occhi. Vedersela davanti a sé ebbe un qualche effetto, come se finalmente avesse incominciato a capirci qualcosa di più. Sulla fronte, l'intreccio d'argento pulsò leggermente, e per un attimo al ragazzo girò la testa, mentre di colpo capì perché i draghi gli erano così familiari: anni di memorie della propria gioventù riaffiorarono tutti insieme, il primo volo, il ricordo delle correnti e del vento cullarlo dolcemente nel cielo, la frenesia della caccia, la neve che nel suo passato era sempre lì ovunque guardasse. Gli comparve un sorriso sulle labbra: ora aveva inizato a orientarsi, il primo pezzo aveva trovato il suo posto. Tacitamente si chiese il perché del proprio aspetto attuale, il perché sapesse leggere e camminare su due piedi - zampe? - come gli umani. Ma assieme al primo ricordo, la consapevolezza che a tutto c'era un senso si fece strada nella sua mente, sostituendo il primo impatto con la realtà, del tutto disorientato, con una nuova e rassicurante confidenza.

    Oh, e il drago aveva parlato. Non ricordava di averlo mai fatto - dalle sue parti non è che si parlasse molto a dire il vero: principalmente si comunicava, con una forma di linguaggio primordiale basata su gesti e versi - ma ehi, da quando i draghi addirittura parlavano? E, ancora più strano, perché era in grado di capire quello che aveva detto?
    Fu così che, istintivamente, con la confidenza che evidentemente nel suo vuoto di memoria doveva aver imparato qualcosa che non sapeva, rispose con un sarcasmo che scoprì di avere giusto in quel momento: <<Nemmeno tu scherzi, quanto a stranezze.>>, sfoggiando un sorriso smagliante di chi sa che probabilmente si sta cacciando nei guai. "Se poi sono loro a trovare me" si scoprì a pensare, "mica posso farmene una colpa".
     
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    Il ragazzo era a dir poco curioso. Più le due teste del drago lo studiavano più trovavano dettagli che non combaciavano con ciò che conoscevano degli esseri umani.
    La prima cosa che aveva colpito Jelani erano stati i capelli candidi come la neve appena caduta nonostante la giovane età, ma, di tutte, quella stranezza cominciò a cadere sempre di più in secondo piano. Infatti, come gli aveva fatto notare Faraji, la pelle di quello sconosciuto era a dir poco strana. Era pallida ed attraversata da rigagnoli argentati che avevano tutta l'aria di essere vene. Come se non bastasse, quelle venature argentate sembravano partire da una gemma che spuntava sulla fronte del ragazzo, come se vi ci fosse conficcata.
    Faraji allungò il muso per annusarla, cercando di capire se fosse vera. Odorava come un qualsiasi altro zaffiro anche se c'era qualcosa di strano. Lanciò un'occhiata a Jelani, che s'intendeva di zaffiri decisamente meglio di lui, chiedendogli discretamente consiglio. Anche la testa destra quindi si allungò verso il viso del ragazzo per annusare ed osservare da vicino quella strana pietra blu.
    C'era decisamente qualcosa di strano in lei ma nessuna delle due teste riusciva a capire esattamente cosa fosse, oltre ovviamente all'essere piantata nella fronte di un ragazzo umano.
    Ma in ogni caso Jelani la voleva. Era decisamente più bello ed affascinante del suo vecchio zaffiro che portava incastonato nel collare dorato!
    Proprio mentre stava soppesando i danni che poteva causare a quel piccolo tesoro strappandolo con i suoi affilati canini dalla fronte del ragazzo quello decise di rispondere ai commenti che avevano fatto prima.
    La testa di sinistra scattò subito all'indietro scoppiando in una fragorosa risata.
    << Mi piace questo tipo! >> commentò quando la risata cominciò a spegnersi.
    La testa destra, invece, non sembrava essere della stessa opinione. Si era ritratta anche lei dalla faccia del ragazzo, ma l'aveva fatto sibilando infastidita dal commento e sotto il suo comando la coda del drago stava frustando l'aria.
    << Oh andiamo Jelani, non prendertela così tanto. Non sono in tanti quelli ad avere abbastanza fegato da rivolgerci la parola. Per di più un commento del genere da un fenomeno da baraccone non vale poi molto. >> commentò la testa sinistra rivolta alla destra.
    Nonostante sorridesse qualcosa nella luce dell'occhio celeste non lo rendeva particolarmente rassicurante.
    La testa destra allora annuì lentamente e gli sorrise di rimando.
    << Sì, hai ragione. >> gli rispose mentre la coda si riposava con eleganza a terra.
    << Che sia fegato o un cranio vuoto a parlare, non è cosa di tutti i giorni. >>
    Questa volta fu la testa sinistra ad annuire ed entrambi i musi si volsero nuovamente verso lo strano ragazzo.
    << Dicci, straniero, è evidente che non sei di queste parti, da dove vieni? >> chiese incuriosito Faraji mentre le zampe si piegavano ed il corpo si accucciava lentamente nell'erba.
    Ci sarebbe stato tutto il tempo per ucciderlo ed impossessarsi di quella gemma che tanto faceva gola a Jelani ma perdersi una bella conversazione sarebbe stato un vero peccato.
     
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    Come compagni di pace, i tiepidi raggi solari e la fresca brezza di un cielo limpido solleticavano i sensi dei due draghi, piacevolmente distesi sul manto d’erba che rivestiva il suolo. Sopra di loro svettava un’imponente montagna, che però sembrava non gettare nessun fascio d’ombra in quella luminosa distesa verde.
    Erano ore che oziavano, incuranti del fatto di dover raggiungere casa al più presto e la pace del luogo aveva fatto dimenticare loro quale missione dovevano compiere.
    “Pff… Aihur, non chiamerei missione questo avanzo di spedizione. Non ha senso mandare noi a cercare informazioni sul tesoro dei globi fatui” Disse Aihur, sbadigliando apertamente.
    “E poi… chi se ne frega dei tesori” Aggiunse l’altro mentre si ributolava tranquillo e pacato come nel più infantile dei giochi.
    “Appunto”
    Leinur, poggiando le poderose zampe sul terreno, si diede una piccola spinta per mettersi in piedi e sedersi a qualche metro di distanza, di fronte ad un piccolo specchio d’acqua cristallina. Chinò il muso per bagnarsi ed abbeverarsi, godendo del contatto con il proprio elemento di cui andava inevitabilmente fiero.
    Entrambe le piume, in quel momento spioventi dai lati del muso, oscillavano dolcemente al ritmo della sua gola che inghiottiva acqua, come guidate da -muscoli involontari-.
    Si immobilizzò ad osservare la sua immagine riflessa nel lago, rendendosi conto di avere un aspetto non eccessivamente splendido e si tuffò interamente in acqua per lavare via tutte le macchie che tempestavano le sue scaglie già scure per natura. Non era certo una creatura devota alla pulizia ma stare disteso sull’erba umida l’aveva reso impresentabile.
    “Cucciolo vieni anche tu a darti una sciacquata!” Disse, sguazzando sulla superficie di quella macchiolina trasparente in mezzo a quell’enorme spiazzo erboso.
    Ahiur non se lo fece ripetere e dopo una lunga rincorsa si gettò addosso al fratello, che si immerse per evitarlo.
    “Non sono un cucciolo!”
    I due seguitarono a crogiolarsi beatamente nell’acqua spensierati, evitando di pensare alla missione che era stata loro assegnata dai saggi della terra da cui provenivano.
    Leinur…” Sputacchiò il drago azzurro, mentre si scrollava via l’acqua dal muso.
    “Dimmi”
    “C’è una cosa importante che devo dirti…”
    Il drago dalle scaglie d’oossidiana lo scrutò torvo.
    “Spara”
    “Beh… devo dirti… prendi questo!” Gridò, schizzandolo negli occhi e nel naso con una brusca zampata sul pelo dell’acqua.
    “Aarg maledetto!”
    La risposta giunse immediatamente e così ricominciò la più feroce battaglia di schizzi del millennio.
    Dopo qualche altro istante Aihur si fermò di nuovo, questa volta rivolgendo lo sguardo all’orizzonte della radura.
    “Asp…”
    Un altro getto d’acqua lo investì falciando le parole a metà, ma questa volta ne emerse seriamente incupito.
    “Aspetta”
    “eE no questa volta non mi incanti”
    “Leinur!”
    I due si fissarono per qualche secondo, mentre il fratello maggiore abbassava la coda con cui stava per frustare l’acqua.
    “C’è qualcuno qui vicino”
    “Trovane una migliore. Chi vuoi che ci sia!”
    Ahiur gli impedì di caricare un altro colpo, semplicemente puntando gli occhi violacei altrove.
    Raggiunse l’orlo del lago, uscendone quasi con fretta. Conficcò gli artigli sull’erba e si issò fino all’esterno, restandosene immobile a decifrare i segnali energetici che si facevano man mano più intensi.
    “Non saprei dirti, ma sicuramente un trio al quanto particolare. Tutti loro sanno dominare un elemento come te e…” Sul suo muso si dipinse un raggiante sorriso enigmatico. “E noi ora andiamo a fargli una visitina!”
    “No fermo…”
    Neanche il tempo di concludere la frase, Ahiur si era già fiondato verso la fonte di ciò che avrebbe occupato i suoi pensieri almeno per le prossime 24 ore. Si lasciava attrarre dalla più insignificante curiosità, non avrebbe mai permesso di sgusciare via ad una simile occasione.
    Il fratello si gettò al suo inseguimento, alzandosi in volo e raggiungendolo rapidamente. Atterrò alla sua destra e iniziò a correre al suo fianco, alternando lunghi passi a piccoli balzi. Adoravano entrambi correre quasi quanto amavano volare e l’adrenalina di farlo insieme, uniti nella stessa forza, nella stessa felicità e nella stessa anima era qualcosa di indescrivibile per loro. un momento prima di rallentare, Ahiur azzardò una frase che sperò allo stesso tempo il vento non portasse fino alle orecchie degli interessati.
    “Ma che robe sono!”
    Inchiodando gli arti al terreno, i due draghi osservarono incuriositi l’assurdo trio che si trovava a pochi metri da loro.
    “Ma che… aspetta” Bisbigliò Ahiur, ridacchiando. “un bipede, uno sgorbietto che spero debba finire di crescere e un bestione con evidenti problemi fisici inciampato sul proprio tesoro”
    “Ei… non si giudica dalle apparenze”
    “Non giudico infatti, ma penso di non aver mai visto qualcosa di così insolito in tutta la mia vita”
    Nessuno dei due si curava della possibilità di essere individuato, avrebbero faticato meno che rendendosi silenziosi e invisibili ai loro sensi.
    “Io dico che il piccoletto non è con loro” Commentò Leinur, allungando il collo per osservare meglio gli altri due, più distanti rispetto all’insolito piccolo drago che cercava di celarsi sotto a qualche ciuffo d’erba.
    “Non lo so ma non mi piace” Rispose il fratello. “Il suo elemento è…”
    ♂“Cosa?”
    “È la morte”
    “E il mio è lo sterco. Dai andiamo, ormai siamo qui…”
    “Non sto scherzando! È velenoso, malignamente velenoso!”
    “Ba a vederlo non si dirrebbe”
    “Mi hai appena detto di non giu…”
    “Si si giusto andiamo” Cercò di zittirlo, muovendo un paio di passi in avanti.
    Ahiur sorrise.
    “Da quando in qua sei tu a incitarmi?”
    “Si vede che a forza di sopportarti mi hai stravolto”
    Senza troppe remore, i due draghi si gettarono a capo fitto verso le nuove conoscienze e, leggendosi a vicenda nel pensiero come se realmente avessero la capacità di farlo, corsero verso il piccolo draghetto, scavalcandolo letteralmente con una potente falcata. Avevano intenzione di atterrare in maniera al quanto spettacolare e scenicamente unica, ma la loro pseudo-lettura del pensiero li tradì biecamente e una delle corna di Aihur impattò con un fianco del drago nero, facendo rovinare entrambi vergognosamente a terra.
     
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    ho avuto qualche problema a scrivere perché mi sono accorto solo adesso che Aesingr non ha dato la lunghezza e l'altezza dei suoi draghi. Ma solo l'apertura alare. Ho dovuto fare una proporzione per capirne più o meno le dimensioni. XD

    Piccolo non è mai stato il suo aggettivo preferito. Ma in quel momento ne stava profondamente approfittando. Da li poteva scrutare le due creature senza essere notato ed era anche comodo. Perché non si era messo a dormire li invece di accontentarsi di uno spiazzo qualunque? A pensarci bene, non ricordava cosa era successo il giorno prima... "Devo essere stato talmente stanco..."
    Lo assalì un secondo sbadiglio. Si guardò intorno, giusto per vedere se c'era qualcun'altro. Gli sembrò di vedere due figure parecchio distanti. Non poté concentrarsi su di loro e tornò a osservare quella specie di idra dove una delle teste rideva con gusto. "Beh? Che mi sono perso? Cosa c'è da ridere?" effettivamente non era il posto migliore per origliare. Riusciva a sentire a malapena le parole del drago. Figurarsi quelle dell'umano.
    Provò a riprendere il filo del discorso, senza successo.
    Ora una nuova fonte disturbava i suoi pensieri. Una leggera vibrazione alle sue spalle lo incuriosì, costringendolo a voltarsi.
    Gli ci volle qualche secondo per realizzare che quei due punti che aveva spudoratamente ignorato, ora gli stavano venendo addosso.
    Preso alla sprovvista, non riuscì a preparare un contro assalto, ma si limitò a fingere di non averli visti fino all'ultimo secondo prima dello scontro.
    Con un gran timore di sbagliare anche un solo passo, rotolò sul fianco destro, e quando raggiunse un angolo di 270 gradi, piantò gli artigli anteriori tirando e sollevando si da terra, caricando un potente colpo di coda che mirava al muso di una delle due creature. Colpo che non fu sicuro di mettere a segno, poiché si ritrovò improvvisamente sotto le due creature che lo stavano scavalcando. Pochi istanti dopo quei due draghi risposta vi aprono a terra.
    Anche il draghetto non atterrò nel migliore dei modi: nel riportare il corpo in equilibrio aveva colpito una roccia con la zampa posteriore, che di conseguenza si è lesionata. "È solo una botta... e un graffio ma niente di che" si disse osservando la ferita, da cui iniziava a scendere un po di sangue.
    Pulì con delicatezza il graffio leccandolo, ma non aveva molto tempo, ormai era stato scoperto e sarebbe stato scortese non presentarsi dopo quel trambusto, quindi lascio il lavoro a metà.
    Zoppicando, si avvicinò ai due draghi che prima sembrava volessero investirlo. Probabilmente si era sbagliato, ma dopo la loro rovinosa caduta "forse" in parte causata dal suo contrattacco, assicurarsi che stettero bene era il minimo che potesse fare.
    -Tutto bene?-chiese appena fu accanto a uno dei due draghi.
     
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    Drago Millenario

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    Eh... sapessi

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    scusate se mi intrometto così alla io boia, ma Dorim... ho aggiunto altezza e lunghezza di entrambi, anche se non li ritenevo poi così necessari in una role di prova e avevo lasciato intendere che Leihnur era più grande e in proporsione alle ali pensavo si capisse, per questo non avevo specificato.
     
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  15. Midnight Dragon
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    Come gli fossero uscite quelle parole di bocca, Sylverion non riusciva ancora a capacitarsene. Sembravano aver avuto un certo effetto sull'altro drago, curiosamente, anche se non riusciva a capire né quando avesse imparato a parlare, né come avesse potuto parlare una lingua di un luogo così sconosciuto. Forse aveva imparato proprio quella lingua, o tutte le persone nel mondo parlavano la stessa? Doveva essere una di quelle cose che appartenevano al buco di memoria che si ritrovava in testa, si disse. E sebbene capisse - forse miracolosamente - ogni cosa che Jelani e l'altra testa gli dicevano, scegliere le parole volontariamente per rispondere gli risultò un po' più difficile rispetto a quando gli erano uscite spontaneamente.
    <<Ehm...>> fece, pensando a che tanto non importava mentire o dire la verità: un luogo lo ricordava di sicuro, con tutte quelle montagne, la neve, il sole che non riusciva a scioglierla nemmeno in estate, enormi vallate scintillanti di giorno e buie di notte, appena illuminate dal chiarore delle quattro lune... Ma non ricordava di aver addirittura mai chiamato con un nome quel luogo. Col senno di poi, si disse, un nome doveva averglielo dato qualcuno per forza, ma o non lo ricordava - dannazione all'amnesia! - o non lo aveva mai saputo. <<Non ne ho idea>> rispose con sincerità. <<Non... l'ho mai chiamato con un nome. Ha un nome, questo posto?>> aggiunse poi: poco importava dove fosse nato, ora l'essenziale era capire dove fosse in quel momento, non prima. Sebbene ricordasse vagamente di essere sempre stato una creatura restia a fidarsi, le circostanze non gli lasciavano alternative, quindi avrebbe dovuto fare attenzione nel carpire ogni straccio di informazione utile da Jelani, almeno quanto sufficiente per trovare un posto sicuro in cui stare mentre riordinava la sua già confusa memoria.

    C'era qualcosa però in quel drago a due teste che non tornava perfettamente. Di norma, pensava, se lui fosse stato al suo posto, una preda così facile come un umano la avrebbe ignorata o cacciata sul posto per divorarla. E invece non era stata la prima cosa che il drago aveva pensato. Forse le abitudini là erano diverse - la sua memoria suggerì flebilmente la parola "civilizzazione" - o forse era un caso più unico che raro. Ma qualcosa nel suo modo di fare lo metteva dannatamente a disagio: non era tanto l'annusare, che capiva, avendo lui stesso un fiuto formidabile, ma era più che altro il modo con gli serpeggiavano occhiate. Jelani riusciva a malapena a distogliergli gli occhi dalla fronte, e Sylverion si chiedeva perché. Istintivamente se la toccò con la mano sinistra, come ci fosse qualcosa di strano - be', a parte il fatto che ora aveva le sembianze di un umano, ovviamente. Nell'istante in cui le sue dita sfiorarono la gemma blu, però, la sua memoria ebbe un altro piccolo spasmo, e con un altro leggero pulsare delle vene d'argento Sylverion ricordò che effettivamente aveva sempre avuto, dal momento in cui non riusciva più a ricordare fino ad ora, quella gemma incastonata nella fronte, come una sorta di terzo occhio. Non ricordò i dettagli, ma doveva essere passato molto tempo, anche se questa volta le memorie riaffioravano sfocate e indistinte: ricordò con chiarezza un vecchio dai capelli e la barba d'argento - e non grigi, proprio scintillanti come fili di metallo - vestito in una tunica di seta bianca non dissimile da quella che portava ora, con due vispi occhi di un azzurro intenso che non aveva mai visto. Un intreccio di linee metalliche simile al suo gli percorreva la pelle dalla fronte in poi, anche se era d'oro e non aveva un terzo occhio come il suo. Il disegno ricordava vagamente una scrittura di una calligrafia elegante come quella della moneta. Tutto il resto, però, appariva nebbioso, e non sapeva dire dove mai lo avesse incontrato; seppe solo, da questo breve flashback, che lo zaffiro che gli faceva da terzo occhio lo lo aveva preso proprio dal misterioso anziano. Il perché e il come gli sfuggivano ancora, ma si sentiva un passetto più vicino alla comprensione.

    Istintivamente strinse nel pugno destro la moneta d'oro: aveva capito ora che quello era oro e a giudicare da tutti gli ornamenti che il drago portava o era luogo comune indossarlo, o lui era oscenamente ricco e l'oro aveva un valore elevato. Lo assalì un dubbio, dettato dal buonsenso: mostragliela, o nascondergliela? Indubbiamente, Jelani doveva saperne molto, di oro, e se per caso avesse capito da dove provenisse la moneta? Sarebbe stato un passo in più per capire o qual'era la sua meta, o da dove era arrivato. Ma già si fidava poco, e sebbene questa fosse un'occasione rara, affidarsi alle parole di Jelani poteva rivelarsi un'arma a doppio taglio: se gli avesse mentito? Cosa avrebbe fatto in quel caso? C'era anche la possibilità che non l'avesse mai vista prima d'ora, il che sarebbe stato un'inutile perdita di tempo, per giunta rischiosa. Che fare, dunque?
     
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31 replies since 24/11/2014, 21:43   649 views
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